Esercizi ed abilità militari a Narni: Corsa all’Anello e Palio. Considerazioni storiche.

In occasione della festa del patrono S. Giovenale a Narni, si correvano due prove a cavallo: il Palio e L’Anello.

E’ utile da subito sgomberare il campo: Narni non ebbe mai nè formazione nè cultura cortese.Perciò tali gare non vanno assimilate alle prove di abilità ludica attinenti quella civiltà.Sono gare riguardanti,esclusivamente,il grado di preparazione militare proprio delle classi agiate della città cui,se si univano elementi magnatizi,non apportavano nulla che somigliasse lontanamente alla mentalità ben presente nelle giostre di tipo cavalleresco. Il regolamento di tali gare è contenuto negli statuti della città di Narni.Gli statuti sono una la codificazione degli atti giornalieri di miglior rilevanza che riguardavano la vita urbana .Nati nel momento in cui l’affermarsi della libertà comunale esigeva nuovi strumenti regolamentari sono una collectio,non sempre omogenea,di varie fonti di diritto (notoriamente plurime in epoca medioevale) non escluso quello consuetudinario.Sfortunatamente non abbiamo la raccolta originale perchè essi furono riscritti dopo che Albornoz ricondusse al dominio temporale dei Papi le città del Patrimonio. Utile avvertenza,questa,per dar peso e misura di come,con ogni evidenza,fossero documento

esemplare del decadere,a Narni,della communis libertas.Vale a dire,con la costruzione della Rocca,costituiscono l’altro pilastro della cessazione di tale condizione istituzionale.Dobbiamo,quindi, dire che s’è paradossalmente scelto il momento peggiore della storia medioevale di Narni per collocare la sua festa di miglior spicco che andrebbe,quindi,antedatata di almeno un centinaio di anni come di seguito si cercherà di dimostrare. Ma,a questo proposito,se corrisponde a verità l’assunto enunciato,cioè che le prove che si sostenevano durante le feste patronali nulla avevano a che vedere con la civiltà del torneo ma rimandavano a necessità di addestramento militare proprio delle milizie comunali ,dobbiamo di necessità affermare che tali esercizi nacquero unitamente all’allestimemento dell’esercito comunale?E,prima ancora,la creazione di uno strumento di difesa,a Narni,è riferito al sorgere del libero comune o è pensabile un’attività militare nella città antecedente al regime comunale.? Per rispondere a questa domanda dovremmo seppur sommariamente ,ripercorrere un tratto dei caratteri originari di questa città.Esaminare cioè se dalla necessità di difesa,legate alla fine del mondo antico e connesse alla

presenza bizantina, si sia passati alle milizie comunali senza soluzione di continuità. Di tale percorso abbiamo parlato in un precedente nostro lavoro in modo sufficientemente dettagliato nè è qui il caso di ripercorrere quelle vicende(1).Di fatto alle milizie cittadine,che com’è noto nelle città pertinenti a Costantinopoli supportavano lo sforzo difensivo dei limitanei bizantini(2), si passò senza interruzione alle milizie comunali(3).E questo connota in modo del tutto originale la storia militare di Narni rispetto alle vicine città langobarde dove tale esercizio era in via esclusiva riserbato agli exercitales(4).Ma questo significò pure un’applicazione costante agli esercizi militari soprattutto quelli legati alla cavalleria. Quando ,conseguentemente,si passo’,attraverso varie mediazioni istituzionali che sono oggetto del citato lavoro,dalla presenza bizantina,poi papale,alle prime magistrature autonome,non ancora comunali(5),poi alle comunali,quelle attività militari non vennero mai,verosimilmente, meno.Nè vennero meno,come pare evidente,gli esercizi preparatori che le accompagnavano.Tanto per citare fatti che comprovano ampliamente tali attività,e per conseguenza,tali esercizi, basta pensare agli eventi dell’878(6) e allo

scontro,armato,fra Farfa e il comes e il vescovo narnese(7).E chi altri poteva fornire,nei due casi,elemento di dissuasione se non una forza armata? Quindi possiamo,legittimamente,chiederci se le attività tutt’altro che ludiche,esercitate durante la festa del santo(che,giova ricordarlo,è il santo della latinità opposto alla Langobardia) non discendano,magari anche attraverso aggiustamenti e modifiche,da quell’antica,originale,prerogativa e funzione. A quest’idea contribuisce non poco la modalità di svolgimento della corsa all’anello che-vedremo-trova nella corsa,intesa letteralmente ,elemento di difficoltà più che elemento fondante.Vale,per il palio,analogo ragionamento .Esso è volto a verificare validità e preparazione su campo aperto di cavalli e cavalieri.Insomma,laddove l’anello,lo vedremo,è prova di abilità,il palio è prova di forza ed efficienza. E’ del tutto ovvio che,in epoca comunale,si dovette mettere mano all’adeguamento delle norme riguardanti la materia.Intanto perchè erano mutate le condizioni sociali ed economiche(8) poi perchè le antiche suddivisioni urbane eran venute meno con l’espandersi tumultuoso della città verso il nuovo agglomerato urbano di Fraporta(9)

Sfortunatamente non ci resta nulla, tranne i capitoli degli statuti.E ad eccezione di scontri militari,come innanzi detto,intensificatisi ma non originali del periodo comunale,e quindi presupponenti l’addestramento necessario,altro non abbiamo.Ma non è certamente poco.

Leggendo i capitolo degli statuti che attengono tali manifestazioni,il quarto(10) il quinto(11) e il duecentoquarantaduesimo(12),emergono ,come elementi di spicco,almeno tre fattori.Il primo attiene,certamente,il valore degli oggetti in questione:il Palio e l’Anello.Il secondo la strettissima attinenza che tali eventi avevano con il legame città-patrono,la terza il rapporto esistente fra i terzieri e la manifestazione.Almeno per una di esse. Quanto al primo aspetto abbiamo il valore del palio e dell’anello.C’è un evidente contrasto fra il cap.V e il cap. CCXLII degli statuti.Il primo parla ,riferitamente al Palio, di tre libbre d’oro e,per l’Anello, di cento soldi cortonesi.Il secondo parla,per lo stessissimo fine,di quattro fiorini d’oro.Siccome l’Anello,del quale parleremo,era,come già visto, di cento soldi cortonesi(13) dobbiamo probabilmente,si ritiene utile-ma anche metodologicamente corretto-ricondurre tutto entro la valutazione in fiorini.

Ma perchè questa confusione e disparità?.Probabilmente perchè quando furono rivisti gli statuti,all’atto della nuova stesura o della stampa,s’era persa memoria di cosa fosse esattamente lira e soldo cortonese nel secolo di riferimento che è il tredicesimo.Poi diremo perchè e come. Lira e soldo,nei secoli considerati,erano ,dalla riforma carolingia fino alla prima metà del secolo XIII Italia meridionale parzialmente esclusa,sia unità unità ponderali che unità di conto.Non erano moneta.La moneta era il denaro.Lira,e come già detto il soldo, erano esclusivamente unità di conto(14).Il soldo valeva 12 denari,la lira 20 soldi.Poi si ebbero variazioni-ma non risulta definitivamente per il cortonese- verso l’assimillazione denaro-soldo.Per tutto l’alto e medio medioevo valse il monometallismo.Si batteva solo l’argento suddividendo la libbra in duecentoquaranta denari.Siccome la libbra,con variazioni cittadine e regionali,valeva più o meno 350 grammi il denaro valeva, più o meno,1,5 grammi.Più tardi si conio’ anche il soldo di tale peso.Spesso, le monete venivano non raramente limate,i denari si pesavano.Se non raggiungevano il peso della libbra occorreva integrare. C’è da dire che il rapporto oro-argento era 1 a 12- 15.Conseguentemente un grammo d’oro ne valeva 12-15

d’argento.Anche se,dobbiamo ancora avvertire,non tutti i denari erano uguali e neppure le libbre erano tutte uguali.E neanche il rapporto tendeva a rimaneva fisso e invariabile soggetto com’era,entro un certo range,a fluttuazioni continue. Poi,attorno al 1250,si cominciarono a battere monete d’oro.Diverse zecche cittadine si attivarono.Fra le prime Perugia e Firenze.Firenze coniò una moneta che farà epoca:il fiorino d’oro di grammi 3,50 circa.Valeva, quindi,una libbra d’argento.E questo trasse,probabilmente,in inganno i correttori degli statuti.A cio’ si aggiunse che nel 1570 Venezia comincio’ a battere moneta d’oro che chiamo’ lira.Ma,a questo punto,non era più unità ponderale ma moneta.O meglio,come nei casi precedenti sia misura che moneta.Precedentemente si batterono pure soldi di diverso pondo,misura fino e nome.Quindi si pervenne ad una incredibile confusione monetaria.Di qui l’esaltazione del ruolo dei cambiavalute. A Narni correva il denaro cortonese.Non si trattava di moneta di particolar pregio.Fu creata nell’ultimo scorcio del tredicesimo secolo.Nel 1290,secondo alcuni studiosi, cesso’ di essere battuta.In realtà ,come sembra,era moneta coniata su concessione del vescovo di Arezzo detentore dell’apposita regalia(15) Che poi fosse usata

ancora nel secolo successivo a Narni,unitamente ad altra monetazione ma in misura esclusiva di riferimento negli Statuti,segna l’arcaicità degli statuti stessi che crebbero,con evidenza,a partire dall’istituirsi del libero comune in poi.(16)Che sia stata coniata in soldo-come già detto- non è affatto certo fermo restando,fra l’altro,che la caratteristica ponderale rimase quella del denario. Quindi la Corsa all’Anello viene, monetariamente,collocata,anzi,ricollocata,attorno al momento in cui il rapporto di valore oro argento si aggira uno a 12-15 e si ha ragione di ritenere che la presenza della monetazione cortonese a Narni sia in via pressochè esclusiva rispetto ad altre valute.Cioè vicino all’inizio della nascita del fiorino.Più specificamente:salvo il racconto che abbiamo fatto precedentemente,vale a dire di un’origine d’epoca bizantina, di certo la festa va ripensata ,nel modo e nelle forme consolidate,attorno al 1250-1280.Cioè in un’epoca in cui il Comune di Narni era dominus incontrastato della Conca ternana.E,per difendere tale posizione doveva contare certamente in un esercito in piena efficienza.E,ancora,è del tutto probabile che se gli Statuti,e il loro contenuto,fossero davvero riferiti al 1371 non avrebbero utilizzato così massicciamente una monetazione all’epoca già arcaica.

Vale la pena,a questo punto,vedere i singoli statuti per esaminarne,da vicino,i singoli contenuti e sviluppare su di essi le necessarie riflessioni. Il primo che ci interessa è il cap IV.Parla del Palio e vale trascriverlo.”Cosi’ stabiliamo che il Palio della città anzidetta debba essere corso in questo modo.Il Capitano,o, meglio,il sign. Vicario della anzidetta città,debba accedere a sant’Andrea alla Laia con coloro che intendono correre il Palio e avendoli iscritti, anche se sono solo due, li faccia collocare,nel giorno della festa, oltre la Laia e ad un comando li faccia galoppare verso Narni.Il Palio deve stare sopra il Petrono,ove è infissa la catena e a colui che lo toccherà per primo, arrivando allo stesso Petrono, sia consegnato il Palio stesso e se lo tenga.Non vogliamo che alla suddetta corsa possa correre nè un ronzino nè un giumento normalmente adibito al trasporto di una vettura.E nessuno,mentre i cavalli corrono tale Palio,sia della città o del di fuori,osi infastidire o frapponga impedimento od ostacolo sotto pena di dieci libbre cortonesi da comminare dal citato Vicario.”(17) Il secondo statuto,quello che parla dell’Anello,dice” Stabiliamo inoltre in onore e riverenza del gloriosissimo GIOVENALE martire,patrono ,governatore e difensore del popolo e del comune della città che nel giorno della sua

festa, che si celebra il terzo giorno del mese di maggio, si debba correre l’Anello d’Argento che sia del valore stimato di cento soldi cortonesi ;e il palio,già ricordato nel precedente statuto,che dev’essere di tre libbre d’oro.Lo svolgimento deve avvenire in questo modo:Il Vicario della città deve far bandire da tre giorni avanti alla festa ,una volta al giorno attraverso tutta la città ,che chiunque possegga un cavallo ,e voglia gareggiare, si debba preparare,come meglio crede,per correr l’Anello. E coloro che intendono farlo debbono presentarsi,se ne hanno voglia,per correre l’’Anello ed il Palio.E deve mandare quelli che corrono l’Anello all’angolo della chiesa di S. Salvato e li debbono stare versol’esterno e verso la fontana.Posto poi l’Anello nel solito posto debbono correre secondo preferenza sia con l’asta e col bordone uno alla volta secondo la volontà del Signor Vicario,o dell’ufficiale li presente, e a chi,correndo,secondo il giudizio dello stesso Milite ,scaglierà la sua lancia dentro l’Anello ,egli dovra’ assegnare e consegnare l’Anello in segno di vittoria e di onore.Tuttavia nè i ronzini da vettura nè le giumente possono correre,nè avere l’Anello.Disponiamo inoltre che per primo debba correre un rappresentante della brigata del terziere di Mezule,per secondo un rappresentante della brigata del terziere di

Fraporta e per terzo un rappresentante della brigata del terziere di Santa Maria”.(18) E,infine, lo statuto duecentoquarantadue che indica chi,poi,di quella festa debba fare le spese: “Stabiliamo inoltre che gli Ebrei o i Giudei che dimorano in città o che ivi abiteranno o terranno casa in futuro,sono tenuti e debbono consegnare ogni anno alle calende di Maggio al Camerario della città stessa quattro fiorini d’oro che debbono essere convertiti nel prezzo di un palio e di un anello d’argento dorato.E il Palio citato debba essere corso dai cavalieri o dai soldati della città in un qualche luogo indicato dl signor Vicario o dai sei Eletti della città anzidetta.E il palio sia dato a quel soldato o a quel cavaliere che,per primo,toccherà lo stesso Palio”.(19) L’attenta lettura dei tre documenti impone alcune riflessioni ,peraltro,già anticipate.Iniziamo con quelle di natura economica.C’è,fra i tre statuti,una evidente disarmmonia monetaria. Nel primo si parla di libbre d’oro,nel terzo di fiorini.E’ del tutto evidente che tre libbre d’oro sono un valore,se considerate nel loro valore ponderale,del tutto incredibili per un palio.Neppure possiamo invocare ,per i secoli considerati, la lira d’oro che venne battuta,vi facemmo riferimento,soltanto secoli dopo.Il terzo statuto è di grande aiuto.In realtà c’è una

assimilazione tarda,e spiegabile,fra libbra -lira e fiorino.Siccome il fiorino era battuto a grammi 3,5 circa ecco che tutta la narrazione entra in un campo di credibilità.Anche se ,dobbiamo aggiungere,che dieci grammi e mezzo d’oro per un palio appaiono sicuramente investimento importante. E il quarto fiorino corrisponde all’incirca ai cento soldi cortonesi che vanno declassati in denari dal valore ponderale di grammi 1,5.In effetti 150 – 160 grammi d’argento,che sarebbero i cento soldi cortonesi,valgono un più o meno un singolo singolo fiorino di Firenze. Del resto quei cento soldi cortonesi erano destinati all’Anello.Super aurato.Laccato d’oro diremmo.Centocinquanta-centosessanta grammi d’argento fanno un bell’anello.Sicuramente di bella circonferenza anche se dobbiamo considerare la laccatura.E’ uno degli argomenti che sottolineeremo in seguito per descrivere la modalità della corsa. Resa un poco di giustizia alla qualità-quantità economica della corsa,che quanto a spese da affrontare diventa entro limiti accettabili,vediamo un valore,per paragone,dell’investimento che,sull’evento,veniva fatto.Si può lavorare solo per confronto con transazione corrente di cose.Un ettaro di terra(traduciamo in termini attuali il

valore di tre moggi) destinata a coltivi valeva,attorno a quegli anni,circa tre-quattro solidi.Ma ci riferiamo ai solidi come moneta di conto.Tradotto in denari significa attorno ai cinquanta denari circa.Se destinata a cultura di pregio dieci volte tanto.Più o meno.Cioè cinquecento denari.Sette-ottocento grammi d’argento.Quattordici- quindici fiorini. Una casa,con mobilia,valeva circa 20000 denari .Un paio di chilogrammi d’oro(20).Come si intuisce si è nei limiti di una buona festa ma senza,evidentemente,sperperi.Checchè se ne dica la città era mediamente ricca ma non opulenta. Ma veniamo ad altro ragionamento.Lo statuto concernente l’Anello insiste in due direzioni.Sul “mittere” la lancia o bortone abbiamo già detto.Mittere e scagliare.Non altro.Quindi l’arma andava scagliata e non portata.Ed è buono argomento sull’uso antico del cavallo,quello privo di staffe(quasi a ricordare l’antichità dell’esercizio).L’altra sottolineatura che va fatta è che l’andatura della cavalcatura non è a volontà del cavaliere ma giudicata da un soggetto a questo destinato.Vale a dire che il cavallo doveva andare ad una certa andatura perchè il colpo fosse valevole.E appare evidente che tutto questo indica la difficoltà di un esercizio che vedeva un cavallo in corsa e sopra un cavaliere che,scagliando il suo attrezzo,doveva centrare il bersaglio.Cioè l’Anello.Il cui

peso complessivo,lo abbiamo visto,non era inferiore a 150- 160 grammi.Che,comunque riportava a dimensioni ragguardevoli.Vogliamo dire attorno al mezzo piede narnese,cioè un quindici,sedici centimetri?Comunque,centrare ,al galoppo,un bersaglio anche di ampiezza in quel modo non piccolissimo non era esercizio da tutti. Questo supponeva che l’attrezzo doveva terminare la corsa in una tavola dove potersi conficcare.Non è dato sapere,con certezza,se l’anello fosse appeso davanti od assicurato alla tavola.Nel primo caso si trattava di esercizio proibitivo,di grande difficoltà.Anche perchè poteva muoversi ad ogni passare di vento.La direzione della corsa era dall’angolo della chiesa di S.Salvato verso la fontana che doveva essere più centrale alla piazza.La chiesa di S. Salvato,sui cui stipidi erano scolpite le misure correnti nella città di Narni,era di probabile epoca gota.I cavalieri,correndo,avevano a destra la chiesa di S.Severino.Nel luogo dell’attuale istituto di credito.Forse proprio poco oltre era fissato l’Anello. L’ordine di partenza dei rappresentanti dei terzieri,a quel che sembra,dipendeva dall’importanza dei terzieri.Mezule era la sede del Comune e delle magistrature cittadine,Fraporta era il più popoloso,col 40% degli

abitanti,S. Maria aveva,al momento,perso un po’ del suo antico prestigio,avendo sottratta sia la sede della primitiva cattedrale sia la centralità cittadina.Di qui,da questa graduatoria di preminenza cittadina,derivava,con ogni probabilità,l’ordine di partenza della corsa. A fare le spese della festa del santo patrono cittadino erano gli Ebrei,comunità che si raccoglieva attorno alla chiesa di S. Pietro dei Giudei.Che era collocata, pressapoco,non lontano dalla attuale scuola elementare di Narni. Poi quell’antico esercizio che preparava i cittadini alla guerra a mano a mano che il comune smarrì la sua funzione e la sua antica,territoriale preminenza,venne meno ,relegandosi a mera memoria commemorativa.Finchè andò persa perfino quella.Ed oggi siamo costretti a ricostruire una situazione di vita che saldava la preparazione bellica ai festeggiamenti del patrono,S. Giovenale,che aveva assunto,nel corso dei secoli,la funzione già sottolineata di difensore della città e della latinità. Ultima annotazione.Nonostante che gli statuti pervenuti siano stati riscritti in termini antiautonomisti dalla cancelleria papale non sfugge come nella gestione delle due prove il sig. Vicario non ha funzione esclusiva ma viene

spesso citato assieme al Miles quasi a ricordare come,nell’antica grandezza,Il ruolo dell’esercito narnese e i suoi riti fossero ancora parte gelosa della storia cittadina.

Note

1)B.Marone”Guerra di storia,storia di guerra” in “I quaderni dell’Anello”.A cura di Patrizia
Nannini.Narni,2014,pagg.29 e segg.
2)S.Mochi Onory “L’Umbria Bizantina”In “L’arte nella storia,nella letteratura ,nell’arte”.La Porziuncola.1953.
O ,anche “Il corridoio bizantino e la via amerina nell’alto medioevo”Spoleto,1999,a cura di E.Menestò.Pagg.VIII-
366.Specie pag.176-257.
3)B.Marone,op.cit.,Ibidem.
4)P.Delogu”Longobardi e Bizantini”in “Storia d’Italia”Torino,UTET,1980.passim.
5)”Regesto di Farfa”,compilato da Gregorio da Catino,a cura di Giorgi e Balzani ,Roma 1883,vol IV pag.122.

6)A. Simonetti “Adalberto I marchese di Toscana e il saccheggio di Narni dell’878 in “Bollettino della Regia
Deputazione di Storia Patria per l’Umbria”,vol. VII,Perugia 1901.
7)Regesto di Farfa,op.cit.,vol.V pag.297
8)B.Marone,op. Cit.pag. 28 e segg.
9)B. Marone,op.cit. ibidem.
10)”Statuta Illustrissimae Civitatis Narniae”Typis Heredum Corbelletti,Narni,1716 pag.8.
11)Ibidem,pag.9.
12)ibidem,pag. 123
13)Ibidem,pag.8
14)”Moneta grossa cortonesis sive aretina.I grossi di Guido Talenti coniati a Cortona” ne “Il Giornale della numismatica,vol.12,dicembre 2013(23) pagg. 26-32.
15)Ibidem.
16)”Narni e i suoi statuti medioevali” Fondazione Centro Studi Storici sull’Alto Medioevo,Spoleto,2007,pag.253.
17)”Statuta Illustrissimae…cit”,pag.8.
18)ibidem.
19)Ibidem,pag.123
20)”Liber Censuum Comunis Pistorii” a cura di Natale Rauty.Regello,2005.

Autore: Bruno Marone